Zuppa di tartaruga è come una parola in codice per i fan di Outlander. Ditela e vedrete sorrisi maliziosi spuntare sulle labbra, occhi spalancarsi e un ghigno sfuggire dalla gola. La zuppa di tartaruga segna uno dei momenti più pepati di tutto il terzo romanzo della saga, Voyager – in italiano la scena è contenuta nel tomo “La collina delle fate”. Già settimane prima che partisse la messa in onda della terza stagione i produttori della serie tv avevano rassicurato e solleticato il pubblico annunciando addirittura una intera puntata, la n. 11, intitolata “Turtle soup“”. Il che era in effetti forse addirittura esagerato – perché benché divertente e stuzzicante, la zuppa di tartaruga non ha un’importanza così fondamentale nel dipanarsi della trama di Outlander, mentre di solito i titoli delle puntate vengono assegnati appunto prendendo un elemento-chiave della narrazione. Infatti successivamente il titolo della puntata in questione è stato cambiato in “Uncharted”; ma comunque il messaggio agli spettatori era stato chiaro, ed è rimasto nei fotogrammi iniziali, dove si vede una (vivissima) tartaruga fluttuare nuotando nel mare.
Com’è stata trasposta dunque la zuppa di tartaruga dalla pagina scritta allo schermo? In estrema sintesi si può dire: più breve, più giocosa, meno erotica. Il punto focale della scena, così come l’aveva descritta Diana Gabaldon nel libro, era che la zuppa avesse su Claire un effetto potentemente eccitante – non tanto per la carne dell’innocente testuggine, disgraziatamente nota da secoli per i suoi presunti effetti afrodisiaci, ma sopratutto per la ingente quantità di liquore utilizzata dal cuoco nella cottura. E che dunque Claire, improvvisamente infuocata dalla pietanza, facesse proposte indecenti a suo marito. Trovandolo però restio ad abbandonarsi al sesso. Jamie insomma nel libro resiste. Non vuole fare l’amore perché Claire è febbricitante, perché ha un braccio ferito, e perché comunque non è a suo agio a farlo sulla barca, conscio che chiunque dell’equipaggio può sentirli. Si impegna in una schermaglia verbale con lei, ribattendo alle sue frasi stuzzicanti senza negare di essere eccitato, ma escludendo di poterla soddisfare in quel momento. Claire si trova nella situazione di doverlo convincere. E per convincerlo usa un’arma impropria ben nota ad ogni donna – un’arma che raramente fallisce l’obiettivo. Claire si inginocchia davanti a Jamie e gli fa una fellatio. È in quel momento che, al di là della porta, si fa vivo il cuoco; in quella posizione Jamie si ritrova a interloquire, in un botta e risposta esilarante, cercando di mantenere un tono della voce neutro mentre Claire lì sotto sta demolendo ogni sua remora.
Poi Jamie la tira su; la sistema alla meglio sulla brandina, intimandole di non farsi sentire e dichiarando al cuoco che Claire sta dormendo. Si tratta di una sequenza di preliminari assolutamente atipica, e molto erotica. Quando finalmente il cuoco si allontana, Jamie procede: prende Claire da dietro, “to an untoward degree” (”da un’angolazione inaspettata”) scrive Gabaldon, e i due si abbandonano a un amplesso incandescente. Dopo aver finito Jamie chiede a Claire ”How is your arm?” (”Come va il braccio?”) e lei gli risponde “What arm?” (“Quale braccio?”), forse la miglior battuta del libro – certamente una risposta formidabile per testimoniare il buon esito dell’amplesso dal punto di vista di lei. Così Jamie esce dalla cabina, lasciandola dormire: “I'll tell Murphy ye liked the soup” (”Dirò al cuoco che la zuppa ti è piaciuta”). La trasposizione televisiva prende spunto dalla versione originale, attingendo a piene mani sopratutto dalla schermaglia verbale iniziale. Jamie e Claire dunque interagiscono nella cabina, lei è ubriaca e vogliosa, ma il copione apporta alcune significative modifiche alla narrazione, la principale delle quali è che Jamie in realtà non è affatto restio. Il suo iniziale rifiuto è debolissimo, quasi inesistente. Viene a mancare dunque l’elemento principale e più eccitante di tutta la scena: la necessità che Claire lo convinca. Jamie é già convinto in partenza, non ha alcun bisogno che Claire insista.
E qui gli sceneggiatori compiono una scelta infelice: tagliano il sesso orale. Niente Claire inginocchiata davanti a Jamie, e sopratutto niente Jamie costretto a parlare attraverso la porta chiusa con la testa di Claire sotto la sua camicia. La scena televisiva li vede immediatamente saltarsi addosso, spogliarsi e cominciare a fare l’amore in piedi, Jamie dietro Claire. Tagliato ogni preliminare. Quando Mr Willoughby (che nella trasposizione tv rimpiazza il cuoco, deceduto, ed è dunque responsabile della preparazione della zuppa) comincia a parlare da dietro la porta Jamie risponde, ma il botta-e-risposta è brevissimo. Il montaggio fa un ping-pong tra la cabina dove Claire e Jamie nudi ridono cercando di camuffare le proprie voci e il corridoio dove Mr Willoughby ha mangiato la foglia e ghigna divertito. Ma quando il cinese si allontana... la puntata finisce. La scena di passione era appena cominciata, e gli spettatori guardano increduli lo schermo: è già finita. La telecamera non torna dentro la cabina. Titoli di coda. Dal momento in cui Claire e Jamie chiudono il catenaccio della porta della cabina alla fine della puntata passano 40 secondi esatti. Questa era la scena strombazzata per mesi? Tagliata, censurata, e interrotta prima di arrivare alla fine? Dove sono finiti gli amplessi della prima stagione, che seguivano il godimento dei protagonisti fino alla fine? Nei libri ci sono eccome, anche nei libri successivi al primo: la penna pepata di Gabaldon non li fa mai mancare. Che gli sceneggiatori della squadra di Ron Moore siano diventato d’un tratto tutti morigerati e pudici? Giusto per dare un termine di paragone: la scena di passione tra Jamie e Geneva nella quarta puntata della terza stagione dura oltre 8 minuti, ed è basata su 10 pagine di narrazione scritta in Voyager. La scena della zuppa di tartatuga è lunga 12 pagine (in realtà sarebbero 20, ma per fare un paragone onesto è giusto togliere le 8 in cui Claire e Jamie parlano di cose che nella trasposizione tv sono state espunte), eppure nella versione tv dura a malapena 5 minuti. Naturalmente il paragone è improprio e impreciso: un testo scritto impiega molto più tempo per descrivere un ambiente, per esempio, mentre un video può dare la panoramica di una stanza o di un paesaggio in pochi istanti; altre volte invece ciò che sulla carta è chiaro e immediato in una riga necessita di molto tempo per essere reso in forma filmica. Ma il riferimento è comunque utile, in questo caso, per rendere più esplicito come la famosa scena della zuppa di tartaruga, pur divertente e sexy, sia stata un po' penalizzata dalla trasposizione televisiva. Insomma, il consiglio a chi ancora non ha letto il libro è: gustatevi anche la versione letteraria della turtle soup... Qui non c'è che un pallido e stringato riassunto della sapida narrazione scaturita dalla penna di Diana Gabaldon! © insideoutlander