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Il bordello

La casa di piacere di Madame Jeanne nel centro di Edimburgo è un luogo topico di Outlander: è qui che Jamie e Claire fanno l’amore per la prima volta dopo vent’anni. Claire, e con lei i lettori di Voyager, resta naturalmente allibita quando Jamie la conduce lì: ma fortunatamente poi arriva una spiegazione tutto sommato sensata, e lo sconcerto iniziale lascia spazio al l’emozione e al trasporto, e la location passa decisamente in secondo piano.

La trasposizione tv rende il bordello ancor più centrale. Mentre nel libro la stanza riservata di Jamie è solo una sistemazione occasionale – lui ci porta Claire solo la prima notte, scegliendo poi subito dal giorno dopo di prendere una stanza in una locanda – nella versione tv essa è a tutti gli effetti l’alloggio principale di Jamie, la sua ”casa”. Lui porta Claire lì la prima sera e non accenna a voler trovare un’altra sistemazione neppure la sera successiva. Quando Claire manifesta un certo disagio, e propone di trovare un posto più adatto a loro due, lui reagisce quasi con sorpresa, spiegando che i pochi soldi che guadagna li manda a Lallybroch, e che dunque vivere al bordello è la soluzione più conveniente. Qui assistiamo al più classico degli scontri tra ideale e pratico. L’ideale vorrebbe che i valori del personaggio di Jamie venissero rispettati. E naturalmente Jamie non considererebbe mai appropriato far vivere la sua legittima e amatissima moglie in mezzo alle prostitute, tra i grugniti di piacere dei clienti. Dunque passi la prima notte, per la comodità di poter disporre di una stanza pulita e un pasto pronto e un po’ di privacy senza problemi, ma dalla notte successiva nel libro James Fraser si organizza per portare Claire altrove. Non è minimamente in discussione la possibilità che il bordello sia per loro due una sistemazione stabile.

Ma è facile farlo per il personaggio di un romanzo. Cambiare location non costa niente a uno scrittore: si aprono le ali alla fantasia e pagina dopo pagina si descrivono nuovi luoghi, nuove case, nuove strade e città e Paesi per ambientare le avventure dei protagonisti. Ben diverso il discorso se i personaggi si muovono nello spazio di un film o di una serie televisiva. Qui l’elemento visuale è preponderante: e per ciascun luogo che si mette in scena vi sono ingenti spese di scenografia. Gli ambienti vanno costruiti, arredati, organizzati per ospitare le riprese, resi compatibili con l’epoca di riferimento nella quale è collocata la storia che si sta raccontando. In particolare Outlander ha dato prova, fin dalla sua prima stagione, di un’attenzione quasi maniacale ai dettagli relativi all’ambientazione della serie.

Dunque, ecco il pratico. A seguire per filo e per segno le scelte del Jamie letterario la produzione tv si sarebbe dovuta sobbarcare la costruzione degli ambienti del bordello – il salone d’ingresso, la camera di Jamie, la sala del refettorio delle prostitute – e usarla solamente per una puntata, la sesta, quella della reunion. Poi avrebbe dovuto costruire una locanda, per permettere a Claire e Jamie di andar via dal bordello e dormire in un luogo più appropriato. Tutto questo avrebbe fatto lievitare i costi e richiesto tempo ed energia: sarebbe stato antieconomico. Ecco dunque che l’ideale si piega alla pratica: la scenografia del bordello di Madame Jeanne va sfruttata il più possibile. Da qui discende senza ombra di dubbio la scelta degli sceneggiatori di far rimanere Jamie e Claire al bordello anche per la puntata n. 7, “Crème de menthe”. Ma ogni azione ha conseguenze, e gli sceneggiatori si sono ritrovati a dover gestire l’impatto logico della loro decisione sulla verosimiglianza della trama. Claire, rispettabile chirurga di 50 anni che ha appena abbandonato tutti i suoi affetti e le sue sicurezze e la sua vita precedente per tornare dal marito creduto morto, Claire che ha addirittura viaggiato indietro nel tempo di 202 anni per dare una seconda chance alla storia d’amore della sua vita, accetterebbe senza fiatare di vivere in un bordello? È evidente che l’unica risposta plausibile è: no. Non c’è altra scelta se non quella di dare voce alle legittime e inevitabili rimostranze di Claire, creando un dialogo in cui lei e Jamie discutono del futuro e in cui lei chiarisce che non ha intenzione di vivere lì. L’unica cosa che lascia perplessi è la decisione degli sceneggiatori di far rivendicare a Jamie la sistemazione al bordello. Di fronte alle parole di Claire sarebbe stato più intelligente – e più rispettoso del l’essenza del personaggio di Jamie – farlo subito concordare con lei, assicurandole di non considerare quella come una sistemazione anche solo lontanamente accettabile nel medio-lungo periodo, e promettendo di attivarsi immediatamente per trovare un’altra soluzione. Questa sarebbe stata la via d’uscita più onorevole per gli autori televisivi, che avrebbe permesso loro di salvare capra e cavoli: non spendere soldi inutili nell’allestimenri di una doppia location e contemporaneamente non tradire il personaggio di Jamie. Invece gli sceneggiatori hanno scelto un’altra strada; e non è la prima volta, a dire il vero, che rendono il Jamie televisivo più ottuso, più “tordo” di quello descritto dalla penna di Diana Gabaldon. Già nella prima e nella seconda stagione vi erano stati dei passaggi in cui l’adattamento televisivo della trama aveva affibbiato a Jamie dei comportamenti stupidi: un esempio tra tutti, il Jamie nel suo ruolo di laird, nelle puntate ambientate a Lallybroch, la dodicesima e tredicesima della prima stagione, è un Jamie insicuro, sbruffone, incapace di ascoltare – quando nel libro non è affatto così. Naturalmente nessuno nega che il personaggio di Jamie sia impulsivo e volitivo anche nel libro, che abbia dei momenti d’ira in cui diventa irragionevole. Ma chi confronta il carattere di questo personaggio tra la versione letteraria e quella televisiva resta inevitabilmente un po’ perplesso: per sintetizzare, a volte vedendolo in tv si dice “ma che cojone Jamie” – ed ecco, questo nel libro non accade praticamente mai. © insideoutlander


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