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Mamma Claire

La questione della maternità è centrale, in Outlander, perché a partire dal secondo romanzo della serie proprio sull’asse madre/figlia si dipana uno dei rapporti più intensi di tutta la saga: quello tra Claire e sua figlia Brianna. Il modello non è certamente quello più tradizionale, quantomeno per gli anni Cinquanta-Sessanta, perché Claire è una mamma che lavora – e che anzi fa un lavoro completamente inusuale per l’epoca per una donna, essendo una dottoressa specializzata in chirurgia.

La trasposizione televisiva gioca un po’ sporco con il rapporto Claire/Brianna. Già nel finale della seconda stagione propone agli spettatori una relazione madre-figlia molto conflittuale, in cui Brianna nutre del risentimento verso Claire, quasi del disprezzo: a Roger, in uno dei loro primissimi dialoghi, confida che la madre “vive in un mondo tutto suo”. Conflittualità che invece non esiste nella versione letteraria. Inoltre, nelle “vite parallele” che gli sceneggiatori mettono in scena nelle prime puntate della terza stagione l’esperienza di Claire come madre è quasi completamente accantonata. Non si vede quasi niente del lavoro di cura e dell’amore materno. Nella seconda puntata non si vede mai Claire allattare – una scelta curiosa, se si pensa invece a quante volte nella serie la sorella di Jamie, Jenny, è stata mostrata in questa attività. Non si vede nessuna piccola attenzione materna; alla fine della seconda puntata, quando gli ospiti se ne vanno e c’è il preludio all’amplesso di Claire e Frank davanti al caminetto, l’impressione è quella di essere in una casa di una coppia senza figli – viene completamente escluso ogni tipico gesto da genitori, come quello di andare a controllare che il bebè stia dormendo bene prima di... ”proseguire” la serata. L’assenza di attività di cura materna è ancora più evidente nella puntata che segue la crescita di Bree tra i 7 e i 17 anni (la terza della terza stagione). Non c’è una volta che Claire giochi con Brianna, che la metta a letto, che le insegni qualcosa, che si prenda cura di lei. Tutto è incentrato su quanto lei sia infelice con Frank (il che è peraltro una totale esagerazione rispetto al libro), e non sembra esserci spazio per nient’altro. Questa figlia tanto voluta, tanto amata, con questi capelli rossi e questa somiglianza incredibile con l’uomo che Claire ha amato e perso... questa figlia resta sullo sfondo, priva di centralità. Fortunatamente poi gli sceneggiatori si ravvedono, e riescono nel miracolo: quando raccontano gli avvenimenti del Natale 1968 a Boston, e seguono Claire nella sua decisione di tornare indietro nel tempo, il rapporto madre/figlia è finalmente messo in primo piano e scandagliato.

Finalmente dunque nella quinta puntata si ritrova la Claire profondamente materna tratteggiata da Diana Gabaldon in Voyager: come se, in procinto di perderla, finalmente Claire si accorgesse di quanto tiene a Brianna e trovasse il tempo e il modo di dirle quanto l’ha amata – “fin dalla prima volta che ti ho attaccato al seno”, le dice, finalmente facendo un riferimento all’allattamento. Questo non certo perché non si possa amare i propri figli se non li si allatta, sia chiaro – semplicemente perché, confrontando l’Outlander televisivo con quello letterario, risulta evidente che la centralità dell’allattamento sia stata messa da parte, mentre Diana Gabaldon sottolinea molte volte quanto Claire abbia una concezione emotiva e viscerale di esso. In sostanza dunque la versione tv di Outlander mette al centro il tema della maternità di Claire solo quando questo personaggio è chiamato a prendere la sua decisione più difficile: abbandonare una figlia per rincorrere un amore. © insideoutlander

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