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Vite parallele

Il libro di Diana Gabaldon da cui la terza stagione di Outlander è tratta, Voyager, copre un arco temporale enorme. Complessivamente si tratta di oltre 41 anni: venti anni e mezzo nel Settecento, tra il 1746 e il 1766, seguendo Jamie; venti anni e mezzo nel Novecento, seguendo Claire; e infine cinque mesi a cavallo tra il 1766 e il 1767, quando Claire e Jamie si riuniscono. Una quantità di avvenimenti che è pressoché impossibile comprimere in 13 puntate; tale difficoltà è essenzialmente alla base delle modifiche che gli sceneggiatori hanno scelto di apportare alla trama originale – alcune delle quali molto azzeccate, altre meno.

La scelta di fondo della produzione TV è stata quella, per la prima metà della stagione, di costruire una narrazione di “Parallel lives”, vite parallele. Questo è stato chiaro fin dall'inizio della promozione della nuova stagione, a inizio estate del 2017. Starz ha promesso ai suoi spettatori di mostrare loro le vite parallele vissute da Jamie e Claire vissuto, ciascuno nel suo secolo, nei vent'anni di separazione. Una scelta molto, molto azzardata – per molte ragioni. Innanzitutto, la sproporzione di eventi. Noi sappiamo molto di più della vita di Jamie che della vita di Claire, perché questo ci ha dato Diana Gabaldon: quasi tutti i primi capitoli di Voyager riguardano le vicende di JAMMF – che però non è più lui: è Red Jamie, è il latitante Dunbonnet (berretto bigio), è il prigioniero MacDubh, è lo stalliere Alexander MacKenzie, è il tipografo A. Malcom. Di Claire tra il 1948 e il 1967 Gabaldon narra solo quattro momenti: una giornata ambientata a febbraio del 1949, a Boston, che segna il riavvio della sua intimità con Frank; una sera intorno al 1955-1956, durante il primo anno di università di Claire, in cui lui si offre di tenere tutti i giorni Brianna dopo scuola nel suo ufficio in ateneo per permettere a lei di concentrarsi sullo studio senza sensi di colpa; una scena in ospedale che narra il primo contatto della studentessa di medicina Claire Randall con quello che diventerà il suo migliore amico, Joe Abernathy; e poi la scena madre, il litigio con Frank, in una fredda notte di gennaio del 1966, poche ore prima che lui muoia. Solo quattro scene. Impossibile sarebbe stato costruire, su queste, una vera narrazione “in parallelo” con le vicende di Jamie, narrate invece con grande dovizia di particolari. Dunque gli sceneggiatori inventano. Inventano, inventano. Cambiano anche cose importanti. Rendono il matrimonio dei coniugi Randall un autentico incubo, senza nessuno spiraglio di luce, senza nessuna intimità fisica. Rendono Frank un marito incattivito e apertamente, dichiaratamente fedifrago. Gli costruiscono addirittura un nuovo amore, una donna (con un nome! Un titolo di studio!) che lui progetta di sposare. Perché? Per dare agli spettatori le vite parallele. Eppure, vite davvero parallele non saranno mai. Il gioco riesce solo nella prima puntata: lì il parallelo di Jamie nei giorni immediatamente successivi a Culloden e Claire incinta, a Boston, nei sei-sette mesi di gravidanza e fino alla nascita di Brianna, regge e ha senso. Ovviamente gli spettatori sono un po' destabilizzati nell'accorgersi che i tempi non combaciano, ma si fa in fretta ad adeguarsi.

Dalla seconda puntata in poi, invece, il senso diventa purtroppo molto più labile. Lo spettatore è confuso, vedendo Jamie nel secondo episodio ambientato nel 1752, dunque sei anni dopo Culloden; e poi subito dopo Claire con una Brianna ancora bebé di pochi mesi. Si chiede: ma se sono passati sei anni di là, Brianna di qua non dovrebbe andare già alle elementari? Naturalmente poi ci si adegua anche a questo. Il terzo episodio mette davvero alla prova gli spettatori. Nel Settecento siamo ad Ardsmuir, e assistiamo all'incontro tra Lord John e Jamie, all'inizio molto complicato della loro amicizia, alla fuga di Jamie dal carcere e al suo rientro, il tutto ambientato in poco più di un anno – il 1755. E nel Novecento? Nel Novecento la terza puntata abbraccia nientepopodimeno che dieci anni. Nella prima scena si vede Brianna bambina di otto anni, e infatti il sottopancia indica 1956. La scena successiva è una festa a casa Randall per la laurea di Claire in medicina; sono presenti Joe e altre persone, presumibilmente compagni di corso, Brianna è ancora bambina, il sottopancia dice 1958 dunque sono passati due anni dalla scena precedente. Qui entra in scena “Sandy”, l'invenzione ex novo degli sceneggiatori: l'amante di Frank. L'episodio va ancora avanti, ed ecco un'altra scena ambientata nel Novecento: stavolta è ambientata nel 1964 e rappresenta la festa per il 16esimo compleanno di Brianna (dunque siamo, per la precisione, a novembre 1964). Altro salto temporale e vediamo Frank e Claire, emozionati, applaudire Brianna durante la festa per il suo diploma, mentre sfila sorridendo insieme ai suoi compagni di scuola con il classico “tocco” in testa. Siamo nel 1966, presumibilmente a giugno. L'ultima sequenza del Novecento è ambientata sempre nel 1966: è il famoso litigio tra Claire e Frank, in cui lui le annuncia che vuole divorziare e trasferirsi con Brianna in Inghilterra. Poche ore dopo morirà in un incidente d'auto, e Claire lo rivedrà, come accade anche nel libro, nell'obitorio dell'ospedale. Dunque durante l'episodio gli spettatori seguono Jamie nel Settecento in un periodo che ha una unità ben definita di tempo e di luogo, e contemporaneamente seguono Claire in una folle galoppata attraverso 10 anni. La quarta puntata nel Settecento segue il periodo di Jamie a Helwater dal 1756 al 1764, scegliendo tuttavia tre momenti ben definiti – i giorni appena prima del matrimonio di Geneva, quelli appena successivi alla nascita di Willie, e la partenza di Jamie a Helwater, tutti legati da un fortissimo trait-d'union: il figlio di Jamie, dal concepimento ai 7 anni. Mentre per quanto riguarda il Novecento lo spettatore si trova completamente smarrito, perché alla fine della puntata precedente aveva lasciato Claire al capezzale di Frank morto, a metà 1966, e invece all'inizio della quarta si ritrova davanti a Claire, Brianna e Roger in Scozia nel 1968, completamente dimentichi della morte di Frank e impegnatissimi invece nelle ricerche storiche per rintracciare Jamie dopo aver scoperto che non è morto a Culloden. Di fatto, in effetti, la narrazione del Novecento qui è direttamente il seguito dell'ultima puntata della seconda stagione: peccato che gli spettatori non siano avvisati di questo, e chi non ha visto o non ricorda il finale della stagione precedente rischia di non capire nulla. Di tanti modi che avrebbero potuto essere usati per mettere in scena le “Parallel lives”, bisogna ammettere che purtroppo quello scelto dalla squadra di Ron Moore non è tra i più efficaci: spiace dirlo, ma la terza e quarta puntata della terza stagione sono davvero molto confusionarie rispetto alla linea temporale degli eventi, e sopratutto chi non ha letto i libri ne esce piuttosto stordito. © insideoutlander

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