Una delle particolarità di Outlander è senz'altro la sua vena di sensualità. Ciò avviene perché i due protagonisti, Claire e Jamie, condividono sia nelle pagine dei libri sia nella trasposizione televisiva una attrazione reciproca straordinaria. Si piacciono, si desiderano, si eccitano a vicenda; fanno l'amore con il corpo, con le mani, con gli occhi, con le parole. Sono profondamente innamorati.
Eppure il terzo romanzo della saga, Voyager, per tutta la prima parte li vede separati. Non solo da un oceano – lei a Boston, lui in Inghilterra – ma sopratutto da... 202 anni. Che ne è di tutto questo desiderio? Claire torna nel Novecento, da Frank, e certo ha il suo bel da fare a gestire il cambio di marito e a sentirsi di nuovo a suo agio, tra le lenzuola, nei panni della signora Randall. Ma Jamie? Per Jamie Diana Gabaldon ha in serbo un destino molto particolare. Certamente molto solitario. Quasi monacale. Jamie di fatto vive i vent'anni senza Claire in una situazione di quasi completa astinenza. Per quanto riguarda i primi sette anni (sei nella serie), essa è in un certo senso inevitabile e forzata: Jamie vive in una caverna, e per i primi mesi soffre anche i postumi della terribile ferita alla gamba che l'ha quasi ucciso. Sopratutto, sta elaborando il lutto per la perdita di Claire e del bambino che lei portava in grembo e che lui non conoscerà mai.
Ma durante l'ultima notte passata nella grotta, prima di inscenare la finta imboscata e consegnarsi ai soldati inglesi (nel libro ciò avviene nella primavera del 1953, nella serie in un momento indefinito a metà del 1752), Jamie rompe l'astinenza cedendo alle pudiche avances di Mary McNab. Fa con lei l'amore una sola volta, riluttante, in cerca di calore umano e tenerezza più che di sesso. Poi si addormenta tra le sue braccia, e quando si risveglia lei non c'è più: Gabaldon lo farà raccontare da Jamie a Claire in uno dei libri successivi della saga. Il racconto in Voyager si ferma alla soglia del loro amplesso, e così accade nella trasposizione televisiva (nella seconda puntata della terza stagione). Non c'è nemmeno un po' di sensualità in questo incontro, solo una delicata tristezza nell'accontentare un poco i sensi. Jamie dunque si fa arrestare e finisce in prigione; comincia un altro lungo periodo di completa astinenza sessuale, che durerà quasi quattro anni. Jamie entra ad Ardsmuir il 16 maggio 1753 (nella trasposizione televisiva all'incirca un anno prima, a metà del 1752) e ne esce nel settembre del 1756: Lord John ha provveduto a fargli avere un provvedimento di scarcerazione e lo sistema nella tenuta del suo amico Lord Dunsany, Helwater, in una sorta di arresti domiciliari. Jamie vive lì, facendosi chiamare Alexander MacKenzie, e lavora come stalliere; ma non può allontanarsi e non può comunicare con l'esterno, tantomeno con la Scozia. A Helwater avviene la circostanza che comporta una nuova rottura dell'astinenza di Jamie. La figlia di Lord Dunsany, Geneva, si incapriccia di lui e trova un modo per ricattarlo e costringerlo a passare una notte con lei, poco prima di venir data in sposa al vecchio conte di Ellesmere. La notte tra Jamie e Geneva (nel libro ambientata a maggio del 1757 mentre nella trasposizione tv all'incirca 6 mesi prima, verso la fine del 1756) è descritta in maniera molto vivida da Gabaldon: dopo quattro anni, Jamie tocca di nuovo una donna, e suo malgrado il suo corpo risponde al richiamo della lussuria. Fanno l'amore varie volte (almeno tre, nel libro), e prima dell'alba lui torna al suo giaciglio nella stalla.
Comincia quel giorno il più lungo periodo di astinenza per Jamie: passeranno quasi otto anni – addirittura quasi nove, nella serie tv – prima che faccia di nuovo sesso con una donna. Calcolatrice alla mano, Diana Gabaldon condanna il suo personaggio a una vita di clausura: solo due donne in 19 anni, ciascuna solo per una notte. Quanta solitudine. E nell'ultimo anno e mezzo prima del ritorno di Claire nel Settecento? Questo è il grande colpo di scena di Voyager: la seconda moglie. James Fraser si risposa. Tornato a Lallybroch spaesato, solo, senza un ruolo, finisce per non ribellarsi alla sorella, che gli spinge tra le braccia una vedova e gliela fa sposare. Siamo a gennaio del 1765. Nemmeno nel nuovo matrimonio Jamie ritrova quel desiderio, quella sensualità perduta con la partenza di Claire. Fa l'amore poco e male, con la nuova moglie: nessuna alchimia tra loro, troppa tensione, zero compatibilità. Il ritorno di Claire, a novembre del 1766 (nella trasposizione tv, posticipato a fine dicembre), per Jamie significherà letteralmente una esplosione dei sensi, un ritorno al sesso, uno scongelamento degli ormoni sedati da vent'anni. Con Claire a fianco smetterà il saio da monaco indossato negli anni di separazione e tornerà l'uomo focoso e prestante che era vent'anni prima. Una nota a margine: no, l'astinenza di Jamie non è completa. Gabaldon scrive esplicitamente, in Voyager e altri libri, che Jamie si masturba, di tanto in tanto, pensando a Claire. Che a volte viene nel sonno, sognandola. Gabaldon è in effetti forse l'unica scrittrice che è stata in grado di aprire un romanzo non erotico con una scena di autoerotismo maschile: The Scottish prisoner, terzo e finora ultimo romanzo della saga di Lord John (uno spin off di Outlander), si apre proprio con due pagine che seguono Jamie, di notte, nelle stalle di Helwater, mentre cerca disperatamente un luogo appartato e al riparo dalle orecchie degli altri stallieri per concedersi un momento di sesso solitario, ricordando il viso e il corpo di Claire. (The Scottish prisoner è ambientato nel 1760. Jamie non sa che in capo a sei anni si ritroverà Claire in carne e ossa di nuovo tra le braccia). © insideoutlander