Nel romanzo di Diana Gabaldon da cui la terza stagione televisiva di Outlander è tratta, “Voyager”, tutta la prima parte si svolge su due binari narrativi paralleli. Il primo e più consistente è quello ambientato nel Settecento, che segue la vita di Jamie. Poi c'è il binario narrativo del Novecento, che racconta di Claire. E questo binario narrativo parte con una scena ambientata nel febbraio del 1949 a Boston: Claire è alle prese con la sua nuova vita americana, e con la sua neonata. Brianna ha tre mesi.
Cosa vuol dire questo? Che Gabaldon non racconta nè la gravidanza di Claire nè il momento della nascita di Brianna. Lo farà solo nel libro successivo, “Drums of Autumn” (in italiano, nel tomo intitolato “tamburi d'autunno”), in una scena molto intima tra Claire e Jamie. E c'è da dire che il parto che Gabaldon narra sulla carta è molto, molto diverso da quello che la serie TV ha messo in scena. La prima e principale differenza è che nella versione letteraria Claire è vigile e cosciente mentre partorisce. Le viene proposta una sedazione, ma lei la rifiuta. Il motivo è che, nel libro, Claire ha avuto una gravidanza estremamente difficile, e anche il suo parto lo è. Dunque lei rischia di morire – in effetti, è convinta che morirà – e sceglie di rimanere cosciente in quelli che potrebbero essere gli ultimi minuti della sua vita. Naturalmente Claire non muore affatto, Brianna nasce bella e sana. Quello che Claire si porterà dietro per tutta la vita, della notte in cui ha partorito, è il ricordo dell'ora precisa in cui è nata sua figlia (guardando l'orologio appeso al muro della sala parto) e le piccole cicatrici sul suo ventre (probabilmente smagliature da gravidanza). La trasposizione televisiva regala a Claire una gravidanza senza problemi, ma per il parto sceglie una strada molto più traumatica. Gli spettatori seguono Claire e Frank in ospedale, dopo che a Claire si sono rotte le acque, e si trovano di fronte al peggior caso di ginecologo maschilista della storia. Tratta Claire con sufficienza, come se fosse una minorata mentale, e non si scomoda a spiegarle nulla, imponendole con fare condiscendente di mettersi nelle sue mani senza fare questioni. Una volta trasportata in sala parto, Claire viene sedata contro la sua volontà. È una scena di una violenza inaudita: lei rifiuta la sedazione, ma le viene a forza calcata sul naso una mascherina che contiene un gas anestetizzante, e Claire sviene. Attenzione: non vuol dire che a Claire venga praticato un cesareo. In realtà, quel che si vede nella puntata è una pratica che era piuttosto comune, negli ospedali in America e altrove, fino alla fine degli anni Sessanta. Si chiamava “twilight sleep” e consisteva nel narcotizzare le partorienti con un mix di morfina e scopolamina fino a far perdere loro conoscenza. Malgrado l'incoscienza, tuttavia, il corpo continuava il suo naturale percorso di contrazioni all'utero. La donna era “ko”, e partoriva per via vaginale grazie all'aiuto estremamente invasivo di infermiere e ginecologi, che agivano sul ventre (letteralmente spingendo il bambino a uscire) e/o con il forcipe (tirandolo fuori per la testa). All'epoca la pratica era considerata molto moderna... perché permetteva di evitare alle donne il dolore del parto e non solo: ne cancellava completamente la memoria. Naturalmente in realtà si tratta di una pratica aberrante, che impedisce alla partoriente di vivere il momento in cui dà alla luce suo figlio, infligge sul suo corpo e su quello del nascituro manovre violente e anche pericolose, e impedisce qualsiasi scelta alla donna durante tutte le fasi del parto. Non a caso Claire, poco prima di cadere nell'incoscienza, mormora un rabbioso "You ass" al ginecologo. Probabilmente la squadra di sceneggiatori di Outlander ha scelto di intensificare e drammatizzare così il momento della nascita di Brianna per dare al personaggio di Claire una ulteriore spinta verso la decisione di studiare medicina – e poter incarnare in prima persona un diverso modo di essere medico. © insideoutlander