top of page

A cavallo

Ci sono molti cavalli nella serie TV Outlander. Molti, e bellissimi. Rappresentano, in effetti, l'unico mezzo di locomozione dell'epoca; e il protagonista maschile, James Fraser, ha una particolare capacità di addestrarli e prendersele cura.

Eppure manca qualcosa rispetto a quel che Diana Gabaldon racconta nelle sue pagine. Manca l'emozione del rapporto personale con queste bestie. Ne “La Straniera”, per esempio, c'è un cavallo in particolare con cui Jamie stabilisce un legame. Si chiama Donas. È grazie alla sua straordinaria forza e velocità che Jamie riesce a raggiungere in tempo il luogo dove si svolge il processo per stregoneria, salvando Claire dal rogo. Donas compare molte volte come comprimario, per esempio in una scena con il piccolo Hamish, l'erede del clan Mackenzie. Un episodio particolarmente gioioso che riguarda i cavalli è quello ambientato a Castle Leoch, in cui Jamie e il capo stalliere Alec corrono a chiedere l'aiuto di Claire per far partorire una giumenta. Una scena molto vivida, in cui Claire racconta passo per passo l'evento del parto; e alla fine sembra di essere lì con loro, sentirsi grattare le ginocchia dalla paglia, respirare l'odore forte della stalla, vedere il puledrino issarsi in piedi. Potenza delle parole. Rispetto a tutto questo la trasposizione televisiva fa un passo indietro, eliminando ogni riferimento specifico al cavallo prediletto di Jamie, privandolo addirittura del nome, e in generale tagliando tutte le scene di interazione profonda tra umani ed equini. Forse si tratta di una decisione dettata da ragioni organizzative – non essere vincolati ad usare un particolare cavallo per tutte le sequenze che vedono Jamie cavalcare? – ma ciò non toglie che sia un peccato. Una nota a margine. Le serie TV in costume stanno diventando “la riserva indiana” per i cavalli, un luogo protetto in cui la loro esistenza continua ad avere “un senso”. Progressivamente rimpiazzati, come mezzo di trasporto, da treni e macchine; ormai sempre più rari negli ippodromi, per effetto del minor appeal delle corse di cavalli sul pubblico; e fortunatamente sempre meno utilizzati come cibo... i cavalli sono tristemente destinati a diventare sempre meno numerosi, ormai relegati ai maneggi e al mondo di élite delle gare di equitazione. L'industria cinematografica e televisiva rappresenta una felice eccezione: tutti i film e le serie in costume hanno bisogno di cavalli da far cavalcare ai personaggi! Infine, una curiosità. Nella discussione – che va avanti ormai da un quarto di secolo! – sulle differenze tra la versione originale del primo romanzo della saga Outlander, pubblicato negli Stati Uniti con il titolo “Outlander“ appunto e poi tradotto in moltissime lingue, e la versione inglese dello stesso romanzo (nei primi temi intitolata “Cross Stitch”) i cavalli occupano un posto d'onore. Una delle (numerosissime, nella stragrande maggioranza inutili, e quasi sempre peggiorative) modifiche che la persona incaricata dalla casa editrice inglese apportò, infatti, è proprio la sostituzione della parola “horse“ con la parola “pony”. La ragione? Pare che in Scozia nel Settecento i cavalli fossero di taglia molto piccola. I fan di Diana Gabaldon si sono dunque scatenati, in tutti questi anni, cercando la distinzione ufficiale zoologica tra horse e pony. E biasimando – più che giustamente – quella correttrice di bozze, incautamente autorizzata dalla casa editrice a rimaneggiare e snaturare il romanzo di Diana Gabaldon. A sua parziale discolpa, si può solo dire che molto probabilmente pensava di lavorare sul romanzetto di un'esordiente che sarebbe stato letto da poche migliaia di persone e presto finito nel dimenticatoio. Che dire... Non tutti hanno il dono di Claire Elizabeth Beauchamp Randall Fraser di poter conoscere il futuro! © insideoutlander

You Might Also Like:
bottom of page