Com'è la versione letteraria di Outlander in italiano? La questione è spinosa. Anche per chi non è un traduttore di professione, leggendo i libri sia in italiano sia in inglese è immediato riscontrare delle differenze talvolta davvero rilevanti. L'impressione generale è che purtroppo i romanzi di Diana Gabaldon – il primo venne pubblicato nel 1993 da Sonzogno, con il titolo “Ovunque nel tempo” e molti tagli, e verosimilmente non ebbe grande fortuna editoriale; poi arrivò Corbaccio, nel 2003, con la pubblicazione corretta del primo romanzo con il titolo “La Straniera” e poi a seguire tutti gli altri, ciascuno suddiviso in italiano in due volumi – non abbiano goduto di una traduzione accurata e “amorevole” nella nostra lingua. Nella costruzione delle frasi, nelle scelte lessicali, in troppi passaggi si nota una differenza qualitativa forte tra l'originale inglese e la traduzione italiana, copia sbiadita e sciatta. Alcuni esempi. Gabaldon ha una predilezione per gli uomini alti (sembra che, nella sua vita privata, sia molto innamorata dell'altissimo marito – a cui in effetti ha rivolto una dedica molto esplicita nel secondo libro: ”For my husband, Doug Watkins in thanks for the Raw Material”, cioè “ringraziandolo per la materia prima”), e non a caso il protagonista della saga, James Alexander Malcom Mackenzie Fraser detto Jamie, è un uomo grande e grosso. Verso la metà del primo libro, descrivendo un momento di intimità tra Jamie e Claire poco dopo il loro matrimonio, Gabaldon scrive ”And he was gentle, as only big man can be”. La traduzione diventa ”e delicato lo fu davvero, come sanno esserlo gli uomini grandi”. Ehi, Gabaldon aveva scritto ”solo gli uomini grandi”. Perché arbitrariamente tagliare la parola “only”? É accettabile che una traduzione vada a mutilare una frase, eliminando una parola che dava una specifica sfumatura di senso all'intera frase? Un altro esempio. Nella notte che precede l'arrivo di Claire e Jamie al cerchio di pietre, appena dopo il processo per stregoneria, i due fanno l'amore. La scena è scritta da Gabaldon così: ”He woke me sometime in the darkness and made love to me, slowly and tenderly, not speaking. I watched stars winking through the lattice of black branches overhead, and fell asleep again with his comforting weight still warm on top of me”. Nella versione italiana si legge ”A volte mi svegliava, nel buio, e facevamo l'amore, lentamente e teneramente, senza parlare. Guardavo le stelle che scintillavano in mezzo al reticolo di rami neri sopra la mia testa, per poi addormentarmi di nuovo con il suo corpo caldo ancora su di me”. Oltre al fatto che si perde un aggettivo – “confortante”, riferito al corpo di Jamie – per strada, si tratta di una traduzione di un'imprecisione deprimente. Anche se “sometime” richiama un senso di indefinito, in questo caso l'associazione esplicita a un'indicazione temporale (darkness) fa sì che l'avverbio in questione vada a indicare un punto specifico della notte. La versione inglese cioè intende, senza dubbio, che a un certo punto della notte i due fanno l'amore, una specifica volta. La traduzione italiana invece, con l'uso improprio dell'imperfetto, crea agli occhi del lettore una situazione confusa e informe, in cui sembra che Jamie e Claire facciano più volte l'amore durante varie notti, a casaccio, e che ciò che viene raccontato sia riferito in maniera indefinita a un qualche momento dei ripetuti amplessi, finiti i quali Claire sempre a casaccio si riaddormenta. Invece l'amplesso è solo uno, è significativo, e Gabaldon lo aveva scritto chiaramente.
Ancora. Nell'ultima scena d'amore del libro, ambientata nei sotterranei dell'abbazia, vi è una serie di sciatterie ripetute. La più disturbante è la traduzione della frase ”Resting against him, I felt boneless like a jellyfish”. Claire ha appena provato un orgasmo di straordinaria potenza, e dice di sentirsi come una medusa. La versione italiana propone questa traduzione: ”Accasciata contro di lui, mi sentivo disossata come una medusa”. Lasciamo per un attimo perdere la scelta dell'orrenda parola “accasciata” (perché non usare “appoggiata”? O ancor meglio, date le circostanze, “rilassata”?). Concentriamoci sull'aggettivo “boneless”. Che può sì voler dire “disossato”, ma anche “privo di ossa, senz'ossa”. Sono due cose diverse: si può disossare un pollo, privandolo delle ossa, ma non si può disossare una medusa, che non ha mai avuto ossa. Questa traduzione risulta ancor più inaccettabile se si considera che prima di diventare scrittrice Diana Gabaldon era… una professoressa di zoologia, per giunta esperta in biologia marina: certo non avrebbe commesso la leggerezza di attribuire ossa ad animali che ne sono totalmente privi. Finora ho descritto dei passaggi dove la traduzione è imprecisa. Ci sono anche veri e propri errori. In un passaggio, per esempio, vi è una sorta di moto di ”censura” della traduzione italiana rispetto all'originale. In un momento di passione, poco dopo il matrimonio, Jamie si rivolge a Claire dicendole cosa prova quando fa l'amore con lei. La frase è molto spinta, e dice: “Lord, I want to pleasure you 'til ye cry out under me and open yourself to me. And when I take my own pleasure from you, I feel as though I've given ye my soul along with my cock”. “Cock” ha una sola traduzione in questo contesto: e quella traduzione è “cazzo”, o tutt'al più “uccello”. Nella versione italiana del libro, la frase si presenta così: ”Dio, voglio darti tanto piacere da farti gridare sotto di me, da farti aprire a me. E quando poi sono io a godere di te, mi sembra di averti dato anche l'anima, insieme al corpo”. Ora, qualcuno potrebbe anche dire: ma dai, così la frase alla fine è più delicata, suona meglio. Peccato però che un traduttore non sia chiamato a migliorare, ma a tradurre fedelmente. E questa arbitraria smussatura, questo ingentilimento della frase in questione, di fatto tradisce l'autrice. Gabaldon ha voluto far dire quella frase al personaggio di Jamie, in quel contesto, certamente consapevole che usare la parola “cock” conferisse scurrilità e ruvidezza alla frase. Lo ha fatto di proposito. E allora perché un traduttore dovrebbe sentirsi in diritto di cambiare la parola, per rendere la frase meno volgare? Qui il suggerimento di leggere la versione in inglese è improbabile, me ne rendo conto, a meno di non essere perfettamente bilingui (o estremamente motivati): mille pagine a libro, in inglese, non sono una passeggiata. Anche perché le descrizioni molto dettagliate che Gabaldon fa degli ambienti spesso comportano termini tecnici, o vocabolario desueto, che mettono alla prova anche chi ha competenze linguistiche di alto livello. Tutt'al più potrei suggerire ai più appassionati di leggere ciascun libro prima in italiano e poi nella versione in inglese. Per chi non ha la voglia o il tempo o la capacità di fare una doppia lettura, l'ultimo consiglio è di sospendere il giudizio: se lo trovate scritto sciattamente, se qualche frase vi suona male, sappiate che con tutta probabilità... la responsabilità non è di Diana Gabaldon, ma della traduzione.
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