La trasposizione televisiva di Outlander “depura” la narrazione di quasi tutti gli elementi (peraltro già scarsissimi nel libro) magico-paranormali. Può sembrare un paradosso, dato che stiamo parlando di una storia basata sul personaggio di una donna che viaggia indietro nel tempo di 200 anni (anzi, 202 per la precisione); ma le cose stanno proprio così.
Sia i libri di Diana Gabaldon sia di conseguenza la serie TV di Ronald D. Moore, in effetti, raccontano vite molto “concrete”, non ci sono personaggi con superpoteri nè circostanze soprannaturali, al di fuori del cerchio di pietre che nell'incipit trasporta inaspettatamente Claire dal 1945 al 1743. Per questo, è decisamente sbagliato catalogare Outlander come una serie “fantasy”, o paragonarla a “Games of Thrones” o alla quadrilogia cinematografica di “Twilight”, perché in effetti gli elementi magici sono pressoché inesistenti al di là del viaggio nel tempo. In questo senso, gli sceneggiatori hanno deciso di eliminare anche le tre scene “magiche” che invece Gabaldon aveva inserito ne “La Straniera”. Si tratta di una scena in cui Claire si trova a tu per tu con il mostro di Lochness e di due abbozzi di seduta spiritica. In particolare, la scena che coinvolge il mostro è collocata appena dopo il matrimonio tra Claire e Jamie; capitando nei pressi del lago di Lochness, Claire scende alla sponda del lago per rinfrescarsi, e si trova improvvisamente di fronte la creatura soprannaturale. All'incontro assiste fortuitamente un uomo del clan Mackenzie, che fugge spaventato (e che poi racconterà questo episodio come “prova a carico” contro Claire al processo per stregoneria). In questa scena Claire invece resta immobile, affascinata dalla creatura, avanzando anzi quasi senza accorgersene per guardarla più da vicino; poi la creatura si rituffa nelle acque del lago.
La seconda scena è ambientata a casa di Geillis; poco prima di uscire per recarsi a cena al castello di Leoch, Geillis conduce Claire nella sua “stanza segreta”, dove prepara una sorta di seduta spiritica, con uno specchio, forse per cercare di stordire Claire e farle confessare da dove arriva. La seduta viene interrotta bruscamente quando il marito di Geillis sale al piano di sopra mettendo fretta alle due donne.
A questa sorta di seduta spiritica fa eco un'ultima scena, alla fine de “La Straniera”, ambientata nell'abbazia dove Jamie passa la sua convalescenza dopo essere stato torturato e stuprato da Black Jack Randall: per strapparlo al suo torpore e farlo reagire, Claire decide di ”copiare” la pratica magica che ha visto compiere a Geillis, evocando forze sovrannaturali prima di entrare nella stanza di Jamie nel cuore della notte e costringerlo a ritrovare sè stesso. La scelta degli sceneggiatori di aver soppresso queste tre scene (mantenendo la ”magia” del personaggio di Geillis attraverso la scena, creata ex novo, della danza nel bosco all'alba) è assolutamente azzeccata. Perché Outlander non ha bisogno di strizzare l'occhio al soprannaturale; ha già nell'incipit un evento inequivocabilmente magico, il viaggio nel tempo, che richiede al lettore/spettatore una buona dose di sospensione dell'incredulità. Questo basta e avanza. Sia il romanzo sia la serie sono tanto più forti quanto più riescono a tenersi lontani dall'aggiungere altri elementi magici ridondanti, lasciando che, al di là del cerchio di pietre, la vita dei protagonisti scorra nei binari del realistico.
C'è da dire, però, che a partire dal terzo romanzo della saga Diana Gabaldon introduce via via maggiori elementi “magici”: sarà interessante vedere come nella terza e sopratutto nella quarta stagione della serie gli sceneggiatori decideranno di maneggiare questo materiale, quanto sceglieranno di trasporre in immagini e quanto invece taglieranno.
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