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Riscattare l'anima di un uomo

Fermo restando che Gabaldon è narratrice straordinaria, e che una trama così ben congegnata come quella di Outlander è non comune, non si può negare che la narrazione del post-sevizia sia stata enormemente migliorata nella serie TV. Gli sceneggiatori hanno operato una serie di modifiche, discostandosi dal libro, che risultano invariabilmente migliorative, andando sia a rendere più credibile la vicenda, sia a farla risultare più coerente dal punto di vista medico e psicologico.

La differenza logistica sostanziale è l'accorpamento delle due fasi di “recupero-salvataggio” di Jamie; nel libro ciò avviene in una prima fase a casa di un lord scozzese, dove gli vengono prestate le prime cure mediche; e in una seconda fase in un monastero nel Nord della Francia. Ne risulta un grande miglioramento. Nel libro infatti Jamie viene fatto viaggiare su una nave, per attraversare la Manica, solo due giorni dopo essere stato tirato fuori dalla prigione. Devastato nel fisico, Gabaldon lo fa cavalcare, prendere una nave, vomitare l'anima per il maldimare, e cavalcare ancora per raggiungere dal porto il monastero. La soluzione della serie TV, con un unico trasferimento breve con Jamie moribondo su un carretto, è ben più credibile. Vi è poi nel libro una descrizione della fase immediatamente post-trauma di Jamie estremamente ottimistica: una volta salvato, lui subito scherza, fa battute. Seviziato fino a qualche ora prima, non si sottrae al contatto fisico, anzi tocca e si fa toccare da Claire. Le racconta immediatamente quasi tutto quello che ha subìto. E immediatamente chiede al lord che li ospita di aiutarlo a rimuovere con un coltello il marchio con la sigla JR. Manca l'introspezione psicologica, manca l'abisso in cui Jamie sprofonda, e che nel libro viene – debolmente – fuori solo quando si passa al monastero. Qui nel libro c'è il crollo di Jamie, a questo punto quasi forzato dato che invece all'inizio sembrava aver reagito benissimo, essersi subito liberato dai fardelli. Gli sceneggiatori di Outlander trovano invece un passo grandioso in questa puntata (e nelle successive, le prime della seconda serie). Jamie ha perso la voglia di vivere, la dignità, la sicurezza in sè stesso. Non vuole essere toccato, come ogni vittima di violenza. Non vuole parlare. È scioccato. È perseguitato dagli incubi, e il volto di Randall si sovrappone a quello di Claire ogni volta che si accosta a lei. Vuole morire: di questo parla in una scena che vede il fido Murtagh al suo capezzale, interamente in gaelico ma molto chiara anche non capendo i dialoghi (per chi volesse la traduzione, è disponibile su questo blog – in inglese). Grande scelta quella di rimettere la capacità di comprendere appieno la situazione proprio all'amico di sempre, il “quasi-padre” Murtagh; lui dice a Claire una delle battute “originali TV” più riuscite, quella in cui la spinge a “scendere nell'abisso con lui” (“Maybe the only way to save Jamie is for someone to step into the darkness with him”).

E dunque risulta molto più coerente, e struggente, il percorso che dal mutismo ostinato si dipana fino alla confessione, al racconto dell'orrore subito, e alla rinascita. In questo frangente anche il sesso appare, nel libro, eccessivo. Jamie è stato oggetto non solo di torture fisiche ma anche di brutale violenza sessuale; eppure in uno spazio di meno di un mese torna non solo a far l'amore con Claire, ma a farlo in maniera piena, appassionata, pienamente soddisfacente. Come se nulla fosse successo. È una fortuna che gli sceneggiatori abbiamo scelto di mettere mano a questa parte. © insideoutlander

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