Gli eventi del 1968 occupano, nel secondo romanzo della saga Outlander, circa tre settimane: Claire e Brianna arrivano a Inverness poco prima della metà di aprile, e l'ultima pagina è ambientata all'inizio di maggio.
La trasposizione televisiva sceglie invece di concentrare tutto in tre giorni. Questo vuol dire dover agire letteralmente con l'accetta sulla trama pensata da Diana Gabaldon: in particolare, cade la “premeditazione” di Claire, che arriva a Inverness da Londra, insieme alla figlia, solo perché informata della morte improvvisa di padre Wakefield, per partecipare al suo funerale. Claire non ha, a differenza di quanto accade nel romanzo, alcuna lista di nomi da affidare a Roger: non gli chiede di svolgere una ricerca storica per lei, rintracciando i reduci di Culloden appartenenti al clan Fraser. Di conseguenza, non viene valorizzato questo aspetto di Roger, e di fatto viene eliminata tutta l'importanza del suo personaggio nel ricostruire il destino di James Fraser – cioè la sua mancata morte sul campo di Culloden. Nella trasposizione televisiva Claire non si sente “liberata”, come conseguenza della morte di Frank, dal fardello della promessa di segretezza: non porta Brianna in Scozia di proposito, con l'intenzione di raccontarle la verità sul passato e sul suo padre biologico. Sembra quasi, anzi, che Claire capiti in Scozia suo malgrado: il viaggio di madre e figlia Randall a Inverness è improvvisato e risulta brevissimo – solo tre giorni – mentre nel libro è premeditato, lungamente organizzato da Claire, e si protrae per diverse settimane. Ciò comporta anche un cambiamento di location: cade l'alloggio di Claire e Brianna presso l'alberghetto, e gli sceneggiatori pongono queste scene a casa Wakefield (Roger offre ospitalità alle Randall). Tutti questi cambiamenti comportano necessariamente uno stravolgimento della trama, dei dialoghi, delle situazioni. Gli sceneggiatori cercano di salvare alcune battute-chiave, ma è una missione quasi impossibile. La puntata del finale di stagione è bellissima, emozionante, sincopata: ma in effetti usa il libro “Dragonfly in amber” soltanto come un canovaccio, traendo spunti per elaborare una propria narrazione autonoma. In completa coerenza, del resto, con l'intera stagione.
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