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Emancipazione femminile: girl power!

Una cosa è sicura: nella terza stagione televisiva di Outlander, che partirà negli Stati Uniti a settembre (in Italia ancora non si sa quando, purtroppo) vedremo una Claire Elizabeth Beauchamp Randall (Fraser...) decisamente emancipata. Del resto, il tema del ruolo delle donne nella società attraversa in maniera evidente tutta la saga di Outlander. A partire dall'incipit: una donna del Novecento, abituata a lavorare, ad avere una sua indipendenza economica e diritti civili, catapultata nel Settecento e costretta a fare i conti con una condizione femminile completamente diversa. Claire è una donna fieramente assertiva e autonoma – alcuni detrattori osservano addirittura che lo sarebbe troppo, avvicinandosi più a una donna contemporanea che a una nata nel 1918; ma si tratta di critiche senza fondamento – che si adatta al sistema sociale settecentesco – la moglie “proprietà” del marito, sotto la sua custodia – senza però mai piegarsi o sottomettersi.

In particolare, attraverso la competenza professionale l'autrice Diana Gabaldon regala al suo personaggio la capacità, “gli skills” diremmo oggi, per farsi rispettare. Dunque attraverso ciò che ha studiato, grazie alla sua istruzione e alle sue capacità in campo infermieristico, Claire tra i 21 e i 26 anni ha la possibilità di vivere il periodo della seconda guerra mondiale sul campo di battaglia, prestando servizio in un ospedale da campo. E sempre grazie a questa istruzione, e alla straordinaria esperienza accumulata appunto in guerra, potrà sopravvivere – e aiutare altri a farlo – quando sarà catapultata indietro di 202 anni. Il messaggio di Outlander è chiaro: là dove ci sono competenze, la discriminazione diminuisce fino a scomparire. Chi ha l'opportunità di istruirsi e imparare é più forte nell'affrontare gli imprevisti della vita. Questo grande tema esploderà nella terza stagione della trasposizione televisiva di Outlander, di pari passo con l'esplosione delle competenze di Claire – che da infermiera, professione tradizionalmente femminile, nel corso degli anni Cinquanta diventerà medico. Di più: diventerà chirurga. Una specializzazione che perfino oggi, nell'anno del signore 2017, è pressoché preclusa alle donne: la percentuale di specializzande in questa specialità, pur in aumento, è comunque drammaticamente bassa. Ancor oggi, insomma, si ritiene che a fare i chirurghi siano più portati gli uomini. Ancora una volta, Outlander spariglia. E già nell'ultimo episodio della seconda stagione, la puntata intitolata “Dragonfly in amber” (stesso titolo del libro da cui l'intera stagione è tratta, il secondo romanzo della saga), presenta agli spettatori una Claire che ha fatto un passo in più. Nella serie, quando Roger Wakefield – accogliendola nella casa del suo defunto padre a Inverness – realizza che si tratta della moglie (ormai, della vedova) del professor Frank Randall, ricorda di averla conosciuta negli anni Quaranta, e che a quei tempi Claire era un'infermiera. “Sono un dottore adesso” risponde Claire; “mia madre è un chirurgo” precisa Brianna, provocando nella madre un sorriso imbarazzato. Il libro, più prodigo di dettagli, aggiunge anche che a Boston Claire non solo si è laureata in medicina, ma è anche diventata primario (questo è effettivamente poco probabile: ma grazie lo stesso, Diana – ci piace!). Se dunque la terza stagione di Outlander, come ampiamente anticipato dalla casa di produzione Starz, offrirà agli spettatori un ampio spaccato della vita di Jamie e Claire separati uno dall'altra, ecco cosa vedremo di Claire. Un nuovo upgrade della sua emancipazione, un salto professionale di enorme portata. La seguiremo nella sua metamorfosi da infermiera a dottoressa, e la medicina sarà con tutta probabilità, insieme a Brianna, la ragione della sua nuova vita nel Novecento, dopo il suo viaggio attraverso le pietre. Del resto, molti dei fotogrammi del primo “teaser” della terza stagione messo in onda da Starz a metà aprile mostrano proprio una Claire immersa nel suo ambiente professionale, con camice e stetoscopio. Malgrado la (bellissima) estetica “standard” con cui la Claire del 1968 è già stata presentata nel finale della seconda stagione, insomma, tutto ci troveremo di fronte tranne una tipica mogliettina degli anni Cinquanta-Sessanta. Messa in piega perfetta, certo, maglioncini bonton e scarpe con tacco basso: ma Claire le mani non le usa per fare crostate di ciliegie, bensì per muovere il bisturi sui malati in sala operatoria. Girl power! © insideoutlander

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