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Politically correct

Rispetto ai libri da cui è tratta (quantomeno ai primi tre, che stanno alla base delle prime tre stagioni), si può dire che la serie TV sia un po' più... ”politicamente corretta”. Diana Gabaldon infatti ha una penna molto tagliente, e nessuna remora a descrivere situazioni disturbanti; sopratutto, avendo ambientato la trama di Outlander nel Settecento, inevitabilmente si trova a narrare situazioni che finiscono per urtare o addirittura scandalizzare la sensibilità contemporanea. E come se non bastasse la sua prosa pepata va a volte a descrivere in maniera più che vivida reazioni, pulsioni, pensieri un po' terra terra dei suoi personaggi – che poi è ciò che probabilmente li rende così profondamente umani e vivi da aver conquistato milioni di fan.

Ronald D. Moore ha dovuto trasformarsi in un equilibrista per trovare un punto di compromesso tra la durezza (o anche semplicemente... la schiettezza) di alcuni passaggi del romanzo e la necessità di catturare un pubblico televisivo su vasta scala. E ha compiuto un vero capolavoro, sopratutto riuscendo a non intaccare l'integrità dei suoi protagonisti – perché ovviamente se le efferatezze le compie “il cattivo”, Black Jack Randall per intenderci, non c'è grande rischio; ma se sono “i buoni”, Claire e Jamie in particolare, a comportarsi in maniera non consona, è tutto un altro paio di maniche. Gli sceneggiatori non hanno rinunciato nelle prime due stagioni a nessuna delle scene “disturbanti” che fossero essenziali per la narrazione – la punizione con le cinghiate, per dire la più contestata: eserciti di lettori e spettatori scandalizzati, come se vi dovesse essere una “misura”, una ”soglia della decenza” nella descrizione di una punizione corporale – ma hanno saputo sapientemente limare il resto, evitando di trasportare sul piccolo schermo alcuni dettagli che avrebbero potuto creare attriti e polemiche. Nella terza invece hanno scelto di tagliare il momento controverso del primo rapporto sessuale tra Jamie e Geneva, che in Voyager contiene un passaggio contestatissimo. E già così, con questa attenzione enorme, la serie TV (così come il libro, naturalmente) conta detrattori rumorosi, pronti a scagliarsi contro Gabaldon e Moore per ogni azione anche solo vagamente politicamente scorretta dei protagonisti. Ehi, qualcuno dovrebbe ricordare che stiamo parlando di entertainment, non di libri di educazione civica da studiare alle medie... Del resto, la fortuna della serie – sia nella sua forma editoriale sia in quella televisiva – dimostra che la maggior parte del pubblico è in grado di fare la differenza.

© insideoutlander

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