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L'amore maturo


Uno degli aspetti più anticonvenzionali della saga di Outlander è la questione dell'età, che all'inizio si sostanzia nel tema della differenza anagrafica dei due protagonisti. Già nel primo romanzo l'argomento viene affrontato di petto, creando una coppia letteraria in cui lei è più vecchia di lui (anche se solo di qualche anno) e sopratutto sessualmente più esperta – foss'anche solo per essere stata sposata in precedenza, mentre lui è vergine. Claire e Jamie rappresentano quindi una coppia anticonvenzionale rispetto a quelle abitualmente descritte nei romanzi (non solo, attenzione, nei romanzi rosa. In quasi tutti i romanzi, anche quelli “seri” – sempre che la distinzione abbia davvero qualche tipo di senso – magari scritti da intellettuali). Di norma l'uomo ha qualche anno in più ed è sessualmente preparato, così da guidare (talvolta addirittura iniziare) la compagna nella condivisione dell'intimità. Invece Outlander spariglia: Claire ha 27 anni, è sessualmente piuttosto emancipata, Jamie ne ha 22 ed è vergine.

Ma l'anticonvenzionalità della saga non si ferma qui. Acquista ancor più spessore a partire dal terzo romanzo, “Voyager”, introducendo una fattispecie davvero rarissima: un intenso rapporto di amore, e di intesa fisica, che ha per protagonisti due persone mature. Jamie a quel punto ha 45 anni, e Claire 50. Dire che si tratti di una scelta inconsueta è dire poco; sopratutto considerando che la saga conta al momento 8 libri, uno in preparazione e con tutta probabilità anche un decimo con cui Diana Gabaldon dovrebbe chiudere la serie. Il che significa che, salvo in caso di morte dei due protagonisti, chi ha proseguito o proseguirà la lettura dei libri (e fino a quando la serie TV vedrà confermate nuove stagioni) si troverà di fronte a due personaggi nel pieno dei loro cinquant'anni, fino a raggiungere e sorpassare la boa dei 60.

Le reazioni dei lettori (e, per quanto ancora solo limitatamente al finale di stagione della seconda stagione televisiva, degli spettatori) si possono suddividere essenzialmente in tre tipi. Il primo tipo è rimpianto: “che peccato che i due siano stati 20 anni separati, era più bello vederli da giovani; però facciamocelo andar bene, e vediamo cosa succede quando si ritrovano”. Il secondo tipo è quello degli astiosi: “bando al ridicolo, a chi pensate che potrebbe interessare seguire la storia d'amore di due cinquantenni?”. Il terzo tipo è invece aperto alla storia: “a cinquant'anni si ha ancora molto da vivere, molto da dare, e sì, si può anche avere molta voglia di fare l'amore: per cui, perché no?”. Personalmente, per quel che vale, mi riconosco appieno in questo terzo gruppo. È però interessante vedere che trasversalmente a tutti e tre, con una maggiore concentrazione – bisogna ammetterlo – nei primi due, sia ricorrente una remora riguardo alla vecchiaia di lei. È come se questi vent'anni pesassero più sulle spalle del personaggio di Claire che su quelle del personaggio di Jamie; un po' per quei 5 anni di più che lei ovviamente mantiene, ma sopratutto per il tabù dell'invecchiamento femminile. Molti commentatori sono scettici rispetto al terzo capitolo della saga, e ai successivi, proprio sulla base della convinzione che Jamie non possa sentirsi attratto da una Claire 50enne. Che lei sia ormai troppo vecchia per lui. Che a quell'età una donna non possa avere desiderio sessuale, né tantomeno soddisfarlo con pienezza. Molto banalmente, poi, questo scetticismo é a senso unico; nessuno si chiede se Jamie a 45 anni sia ancora prestante, se possa risultare desiderabile, se sia ancora vigoroso dal punto di vista sessuale. Gabaldon mette tutti a tacere. Porta in scena due personaggi invecchiati, ma straordinariamente vitali. Racconta il loro amore, racconta la loro intimità fisica. Racconta di una donna invecchiata bene, come ormai ce ne sono tantissime (dunque non dovrebbe essere così difficile ai nostri giorni recepire l'autenticità di un personaggio come Claire, no? Basterebbe pensare che Julia Roberts e Charlize Theron hanno 50 anni, e che Susan Sarandon a 70 continua ad essere una bomba sexy...). Racconta dei dubbi di Claire, prima di reincontrare l'antico amore, la sua umanissima paura di non piacergli più come prima; la consapevolezza di avere, rispetto all'ultima volta che l'ha visto, 20 anni di più sul viso, sul corpo, nell'anima.

“Voyager” racconta la verità. E cioè che l'amore ci rende belli agli occhi di colui/colei che ci ama. Jamie dice a Claire, vedendola nuda per la prima volta dopo vent'anni, ”sei la donna più bella che io abbia mai visto” (“You are the most beautiful woman I have ever seen”), ed è perfettamente verosimile, perché questo vede e pensa ogni uomo innamorato, non importa a quale età. Lei gli risponde “ti è calata la vista” (“You are losing your eyesight”), e anche questo è perfettamente verosimile, la reazione di qualsiasi donna di fronte a un complimento così enorme – schermirsi, quasi per paura di crederci. “Ho sempre avuto una ottima vista” (“I ha' got eyes like a hawk, and always did. Come here to me”), chiude lui. E apre al sesso. Sì, sesso tra due persone mature. Sì, ce ne sarà molto in questo libro, e presumibilmente nei successivi. Sì, Claire e Jamie tornano insieme dopo vent'anni di lontananza, e con buona pace degli scettici, anche due cinquantenni possono amarsi e desiderarsi ardentemente. Nota a margine. I due attori che interpretano Claire e Jamie nella serie TV non sono giovani. Sam Heughan ha interpretato il Jamie della terza stagione a cavallo tra i 36 e i 37 anni; dunque nelle scene della reunion con Claire l'attore ha, in effetti, appena otto-nove anni meno di quelli del suo personaggio. Catriona Balfe al momento delle riprese aveva 37 anni, 13 in meno del suo personaggio. © insideoutlander

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