Dal punto di vista della fedeltà al libro da cui Outlander è tratta, la trasposizione del secondo capitolo della saga – “Dragonfly in amber”, in italiano in due tomi: “L'amuleto d'ambra” e “Il ritorno” – a cominciare dal prologo (tagliato e recuperato nell'ultima puntata della stagione) e proseguendo poi subito col periodo parigino di Jamie e Claire, segna davvero una discontinuità con l'intera stagione precedente.
Se infatti in tutta la prima stagione la linea era stata chiaramente quella di restare il più possibile fedeli al romanzo di Diana Gabaldon sotto tutti i punti di vista (sequenza cronologica degli eventi, dialoghi tra i personaggi, azioni e avvenimenti), per quanto riguarda la seconda stagione la musica cambia radicalmente.
A cominciare appunto dal periodo parigino – che rappresenta le prime 7 puntate (su 13) della seconda stagione. La serie TV apporta delle modifiche enormi alla narrazione, sposta alcune scene di location, ne inventa moltissime altre, taglia personaggi. A cominciare dalla collocazione temporale degli eventi: la serie ambienta il soggiorno dei coniugi Fraser a Parigi tra il giugno e il novembre del 1744, per una durata complessiva di sei mesi, mentre nel libro questo periodo comincia molto prima e dura otto mesi: Claire e Jamie arrivano a Parigi a febbraio del 1744 e ripartono per la Scozia a metà settembre. Per onestà intellettuale bisogna dire che il senso profondo della storia non viene mai messo in discussione (del resto, conviene sempre ricordarlo, Diana Gabaldon è la consulente n. 1 della serie). Ma il senso di disorientamento per chi legge il libro dopo aver visto la serie, e viceversa, è grande. Abituati a ritrovare spesso nella prima stagione della serie TV scene completamente combacianti a quelle contenute nel libro, ci si trova spiazzati nel vedere quanto invece queste puntate parigine divergano dal libro, come se esso non fosse che un canovaccio sul quale costruire una narrazione “ispirata” a quelle pagine, ma quasi sempre poco fedele. Ma attenzione: questo non significa che la seconda stagione sia peggiore, o meno intensa, della prima. Anzi. Entrambi i prodotti artistici – il libro da una parte, pubblicato per la prima volta dalla Gabaldon nel 1992 – e la serie TV – la seconda stagione è uscita nel 2015 – sono di grande valore, e di assoluto godimento. La lettura dell'uno e la visione dell'altro sono più che consigliati, anzi... imprescindibili! Ma è giusto sottolineare che chi si aspetta una specularità tra i due – simile a quella esistente tra il romanzo “La Straniera” e la prima stagione della serie TV Outlander – è rimasto (o rimarrà) a bocca asciutta: saranno più le divergenze che noterà, rispetto alle convergenze. Il mio parere personale è che la trasposizione televisiva del secondo romanzo della saga di Outlander sia addirittura superiore al libro da cui è tratta: la quasi totalità dei cambiamenti, infatti, ha comportato un miglioramento dello script iniziale, aggiungendo coerenza interna al racconto, introspezione psicologica dei personaggi, pathos. © insideoutlander