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Seconda Stagione

Se la prima stagione televisiva è stata, di fatto, una trasposizione al 90% fedele al romanzo “La Straniera”, la seconda stagione ha rimaneggiato fortemente il materiale del sequel “Dragonfly in amber”.

Non c'è dubbio che la sostanza sia rimasta invariata, e tutti i momenti topici siano stati trasposti sullo schermo: del resto, Gabaldon è sempre la consulente numero 1 della serie, e ogni cambiamento passa attraverso il suo vaglio. Ma sono davvero molti i piccoli e grandi dettagli modificati dal libro alla serie.

Si consolida in questa stagione la pratica di mischiare i momenti del libro, trasportando dialoghi e accadimenti da un momento all'altro della narrazione, senza più una grande fedeltà alla sequenza cronologica. Da notare, in generale, che l'arco temporale abbracciato dalla seconda stagione è un po' più stretto rispetto al libro da cui è tratta: gli avvenimenti si dipanano tra il giugno 1744 e l'aprile 1746 (22 mesi) mentre nel romanzo tra il febbraio 1744 e l'aprile 1746 (26 mesi).

Oltre alla posposizione della prima novantina di pagine del libro, ambientate nel 1968 e dunque inutilizzabili nella prima puntata – dato che gli sceneggiatori hanno fatto la scelta, molto felice, di non andare subito così avanti, e limitarsi a raccontare all'avvio di questa stagione solo il primissimo momento della vita di Claire una volta tornata nel 1948 – la serie TV ha una principale e sostanziale differenza rispetto al libro: la crisi profonda di Jamie, conseguenza delle violenze subite da Randall.

Questa crisi attraversa per intero le prime cinque puntate della stagione, dove Jamie e Claire sono molto lontani. L'amore è intatto, ma la complicità fisica e la condivisione della quotidianità sono, se non perse, fortemente compromesse.

 

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