La seconda stagione è basata sul secondo libro della saga Outlander. Ma per quanto riguarda la scansione temporale, molto opportunamente gli sceneggiatori hanno deciso di tagliare quasi completamente il prologo del romanzo, lungo una novantina di pagine, che presenta già elementi che definiscono con precisione come “é andata a finire” la storia. Il libro si apre infatti nel 1968, e nel corso dei capitoli Gabaldon ricostruisce parzialmente gli avvenimenti degli anni passati, risalendo fino al 1948.
La serie TV dunque si apre, con una scena molto bella e drammatica, proprio nel 1948, mostrando Claire appena tornata nel suo tempo attraverso le pietre, con ancora addosso il suo abito settecentesco. La prima reazione di quasi tutti gli spettatori, guardando questa prima scena, è di spaesamento: sto vedendo la puntata sbagliata? Sono andato troppo avanti? Che diavolo succede? In effetti, l'ultima puntata della prima stagione si chiudeva con Claire e Jamie che salpavano su una nave diretta in Francia insieme a Murtagh, nell'anno del Signore 1744, intenzionati a sabotare la ribellione giacobita... Trovarsi di fronte a Claire disperata, tornata inspiegabilmente nel Novecento, è uno choc. Eppure no, non c'è nessun errore. Ma la storia poi riprenderà da dove gli spettatori l'avevano lasciata, e la seconda stagione racconterà le avventure parigine dei coniugi Fraser, e finirà per spiegare come Claire è finita di nuovo a viaggiare attraverso le pietre.
Più avanti nella stagione, nel settimo episodio, in altro flash forward si vede Claire vestita impeccabilmente, secondo la moda degli anni Cinquanta, accanto a una bambina dai capelli rossi: la figlia – si intuisce – che ha concepito nel Settecento con Jamie e che ora sta crescendo, nel Novecento, come figlia di Frank Randall. (La bimba, Brianna, nel 1954 ha 5 anni). Tutto il resto della storia è ambientato nel passato. Ci sono dunque per lo spettatore molte meno anticipazioni (e questo è un bene!) su quali saranno gli eventi futuri, rispetto a quelle a cui Gabaldon espone i lettori di “Dragonfly in amber” (in italiano, “L'amuleto d'ambra“ e ”Il ritorno”). Che con una punta di sadismo sciocca i suoi lettori ancor più di quanto la serie sciocchi gli spettatori: avrò preso il libro giusto?, ci si chiede disorientati. La risposta è: sì.