Visto con gli occhi di oggi, quel che è accaduto a Diana Gabaldon con il suo primo romanzo ha dell'incredibile. Rappresenta un caso da manuale di cosa può andare storto con la pubblicazione di un libro: in particolare, cosa può succedere di brutto a un autore esordiente.
Alcune sintetiche premesse di base: Diana Gabaldon è una narratrice straordinaria, il suo libro d'esordio è, se non un capolavoro, comunque un libro magnifico; ed è però innegabile che Gabaldon abbia commesso (non solo in quel libro) delle piccole e ahinoi anche grandi leggerezze. Sbagliare la data di fine della seconda guerra mondiale nella prima pagina del primo capitolo del suo romanzo d'esordio, suvvia, è un errore notevole. Ma... non interamente suo. Usando una citazione outlanderiana si potrebbe dire che dalle sue case editrici Diana Gabaldon ha avuto “too much, and not enough”. Quella americana ha avuto il grande merito di scommettere su di lei, pubblicando il suo romanzo d'esordio. Ma come lo fece? Senza cura, senza attenzione. Avrebbe potuto e dovuto affiancarle un editor discreto, capace di leggere il testo con occhio attento e individuare gli errori, le incongruenze, i refusi; sopratutto tenendo conto del fatto che l'autrice aveva arditamente deciso di ambientare il suo romanzo in un Paese straniero dove per giunta non aveva mai messo piede. Lo avesse fatto, il capitombolo della data di fine della seconda guerra mondiale sarebbe stato evitato, e con esso il tallone d'Achille principale dell'intera opera. Invece trattò Diana Gabaldon con superficialità. Buttò il suo libro in stampa senza un minimo di attenzione, di editing. Addirittura ignorò la segnalazione dell'errore più importante, quello della data di fine della guerra, rifiutandosi di cambiare 1945 in 1946 malgrado si fosse ancora perfettamente in tempo per farlo – dato che il libro, stando a quanto racconta la stessa Gabaldon, non era ancora stato stampato quando dall'Inghilterra arrivò la famosa segnalazione. In questo senso “not enough”: se certo c'è da essere grati (Gabaldon per prima) alla casa editrice americana per aver scommesso su quell'esordiente, dando il via alla fortuna editoriale della saga di Outlander, al contempo non si può non biasimarla per averlo fatto in maniera così grossolana, senza far intervenire un editor capace di valorizzare quel diamante grezzo ripulendolo dalle (poche, in verità!) impurità, e proteggendola. Dall'altra parte c'è la casa editrice inglese che acquistò, quasi subito, i diritti per la diffusione del libro in UK. E qui c'è l'archetipo del “too much”. Il libro pubblicato da Arrow semplicemente... non è lo stesso libro! L'editor (Gabaldon la chiama “copywriter”) cui fu affidato il compito di rivedere il testo di Outlander per la versione inglese, che sarebbe stata intitolata “Cross stitch”, aveva la mano pesante. Alcuni editor sono così. Forse soffrono della frustrazione di non essere a loro volta degli scrittori. Forse sono semplicemente troppo pieni di sé, e non riescono a portare rispetto per il lavoro di un autore. Fatto sta che agiscono sui testi loro affidati con la grazia di elefanti. Così l'editor agì sul primo romanzo di Diana Gabaldon come un bulldozer. Istigata dalla casa editrice, che riteneva il lavoro interessante, promettente, vendibile ma... non abbastanza accurato. Il che ha anche senso, se ricordiamo che nella prima pagina del primo capitolo Gabaldon aveva piazzato il suo strafalcione storico megagalattico, la data sbagliata di fine guerra. Non proprio il migliore dei biglietti da visita, per ottenere fiducia. Dunque la miscela esplosiva di una casa editrice che non si fidava dell'autrice esordiente (di cui però aveva comprato i diritti) e di una editor con le mani che le prudevano dalla voglia di cambiare il libro a suo piacimento produssero l'abominio di “Cross stitch”. Un abominio che consiste nel sistematico, immotivato, irrispettoso stravolgimento di quasi ogni capitolo del libro. Dove non sono state cambiate parole, o intere frasi, é stata cambiata la punteggiatura: che per uno scrittore è un elemento importante tanto quanto il lessico. Arbitrariamente sono state soppresse frasi, talvolta addirittura interi paragrafi. Una scena di sesso specifica, quella appena dopo l'assalto notturno, è stata tagliata di netto. Un'altra è stata modificata, facendo leccare a Jamie la spalla di Claire anziché un'altra parte del corpo (perfidamente, Diana Gabaldon in una chat coi lettori ha citato alla lettera la motivazione che le pervenne dalla casa editrice: volevano una scena di sesso più “normale” – forse per l'editor il sesso orale non era considerato normale, neppure tra due coniugi adulti e consenzienti). Tonnellate di nomi di personaggi e di luoghi sono stati cambiati, senza un vero perché, solo per l'umore dell'editor. Talvolta le modifiche danno luogo a veri e propri cortocircuiti, sono talmente sbagliate che non combaciano poi con i romanzi successivi. E che dire dei paragrafi aggiunti? Qui la grande domanda è: chi li ha scritti? Quelli dedicati a Frank, inseriti perché la casa editrice inglese pensava che se il personaggio di Claire non avesse sufficientemente rimpianto il marito rimasto nel Novecento sarebbe stata considerata senza cuore dai lettori inglesi, sono stati in un certo senso “riconosciuti” da Gabaldon. Se non li scrisse lei, insomma, quantomeno fu informata delle aggiunte e le approvò. Ma tutte le altre parti aggiunte, da che penna provengono? Gabaldon ha dichiarato che non le venne mai inviata una copia definitiva della versione inglese, per approvazione. Dunque siamo di fronte a una edizione che contiene modifiche completamente inutili, alcune addirittura sbagliate, parti tagliate e parti aggiunte. Naturalmente anche un orologio rotto due volte al giorno segna l'ora giusta; e dunque capita che di tanto in tanto anche le modifiche apportate in “Cross stitch” ci azzecchino, e risultino in effetti migliorative rispetto all'originale. Il che non diminuisce l'entità dell'abominio. Che purtroppo in UK è, incredibilmente, ancora in commercio. Diana Gabaldon ne uscì comunque più che vincitrice: già dal secondo romanzo della saga la casa editrice inglese abbassò la cresta, e accettò di pubblicare i libri senza metterci mano, riproducendo parola per parola la versione originale americana. Senza contare che, lungi dall'essere una meteora del mercato editoriale, i suoi libri in un quarto di secolo sono diventati un fenomeno editoriale, facendola diventare una scrittrice famosissima. Mentre dell'oscura editor che si divertì a stravolgere “Cross stitch”... nessuno ha più sentito parlare (e meno male). Ma dalla stizza, seppur moderata, con cui Diana Gabaldon ancor oggi racconta e commenta quest'episodio emerge che la scrittrice patì parecchio quel trattamento. Come darle torto? © insideoutlander